Il Castello di Lusia, ubicato in posizione strategica sulla sponda destra dell’Adige, si trova tra Rovigo e Lendinara.
Sotto la dominazione veneziana, a partire dal ’500, Lusia conosce un lungo periodo di pace. Per questo motivo il castello perde la sua funzione militare e viene privato di ogni apparato bellico.
In una mappa del 1564 rappresentante i beni pertinenti alla scuola di San Rocco di Venezia, la struttura appare composta da due corpi di fabbrica affrontati.
Successivamente (XVII secolo) i Morosini lo trasformarono definitivamente in casa di villeggiatura, come appare dalle perticazioni del 1616 in cui essa risulta ormai una vera e propria corte rurale, consistente in “un casamento, seu un palazzo da patron, murato, solarato, cupato, con colombara, stalla et corte murata et cupola, horto et forno”.
Un disegno del 1691 e il castello veneto del 1775 danno invece testimonianza dell’avvenuto ampliamento per opera del Doge Francesco Morosini attorno alla metà del ’600: la villa appare organizzata non più attorno ad un’unica corte, bensì a due corti tra loro adiacenti circondate da mura. Gli edifici sono tre: un edificio padronale fiancheggiato da due torri merlate a nord, una costruzione centrale, e un casamento porticato con due colombaie agli angoli sud-est e sud-ovest. L’aumento delle dimensioni della villa e le modifiche ad essa apportate sono descritte in una lapide databile attorno al 1650, ora ubicata nel parco della rimembranza di Lusia.
La villa restò di proprietà Morosini fino alla fine del 1889 quando venne venduta alla famiglia Oliva. Nel 1935 fu acquistata dal Comune, che la restaurò e la adattò a sede del comune e delle scuole elementari. Nel 1942 il primo tentativo di instaurare un mercato all’ingrosso di prodotti orticoli venne effettuato proprio in un locale della villa.
Dalle foto antecedenti la seconda guerra mondiale si evince la struttura edilizia del maestoso complesso: la facciata settentrionale dell’edificio padronale, imponente e compatta, era coronata da merlature, così come le torri laterali. L’ingresso principale presso l’argine dell’Adige era connotato da pilastri e dava su un giardino cinto da mura dotate di statue decorative. Si accedeva poi al salone d’ingresso (ornato di dipinti e stucchi) attraverso un ponte. Il fronte meridionale del corpo principale, più arioso e dotato di un maggior numero di forature, si affiancava sulla corte interna delimitata a est e a sud da annessi particolari, mentre sul lato occidentale il muro di cinta era interrotto da un cancello con pilastri sormontati da statue che dava sulla strada.
Sulla seconda corte si affacciavano altri annessi porticati, caratterizzati da due torri colombaie.
Il 20 aprile 1945, allo scopo di rallentare la ritirata dei tedeschi, gli alleati bombardarono il ponte stradale, distruggendo più di metà del paese, castello e chiesa compresi.
IL CASTELLO OGGI
La torre, alta 22 metri, è costituita da un basamento a tronco di piramide, e si sviluppa su 3 piani collegati tramite una scala a chiocciola marmorea composta da 128 gradini, e un coronamento con merlatura. È interamente costruita in muratura, con laterizi regolari e di buona fattura. I muri arrivano ad avere uno spessore di 65 cm. Ciascun piano comprende 3 vani, uno dei quali occupato dalla scala, gli altri due da stanze con soffittatura a volte poggianti su peducci. La pavimentazione del secondo e terzo piano è originale.
Esternamente la torre presenta bugnature decorative che ne adornano i fianchi e le finestre. Sono ancora visibili le tracce di giunzione della torre con l’edificio padronale sulla parete ovest e con un casamento rustico sulla parete sud, andati abbattuti, ovvero le forature dovute a inserimento di filagne e travi. I merli sono in cotto, evidentemente di buona fattura poiché ben conservati. La torre ha una pendenza di 53 cm.
Un punto strategico lungo l’Adige per osservare, capire e...
La torre di Lusia, sito più antico al centro abitato, può essere lo strumento attraverso cui ricostruire la storia del luogo: essa offre un punto di osservazione di straordinario interesse per scrutare i segni che la natura e l’uomo hanno lasciato nel paesaggio. Dalla sua sommità è possibile osservare:
da un lato l’ambiente umido con le sue peculiarità floro-faunistiche e il corso dell’Adige con i suoi organi spesso modificati dall’uomo;
dall’altro, a ridosso dell’argine, le vestigia dell’antico paese distrutto dalle bombe: le fondamenta della vecchia chiesa e i resti del campanile, ora inseriti in un parco della rimembranza in memoria delle vittime del bombardamento;
più oltre il nuovo paese, con i campi, le serre e la Centrale Ortofrutticola che ormai sono il simbolo di questa terra produttiva e che ne rappresentano il vanto a livello nazionale ed internazionale.
L’osservazione dall’alto permette quindi un excursus storico, naturalistico ed economico che mette in rilievo le ricchezze di questo fiorente paese.