Le fortificazioni austriache di Verona

L’Arsenale e Porta Fura-Catena-Blockhaus

 

Le fortificazioni austriache di Verona risalgono al periodo dal 1830 al 1866: vennero costruiti forti, porte fortificate, l’Arsenale, caserme ed edifici logistici, che in buona parte si possono oggi visitare.

  STORIA DELLE FORTIFICAZIONI AUSTRIACHE

  Nel 1814, caduto Napoleone, l’Austria estese i suoi domini su Veneto e Lombardia. Le opere militari di Verona, erano parzialmente inutilizzabili, in quanto in parte smantellate durante il periodo francese. In seguito alla rivoluzione liberale in Francia nel 1830 ed allo scoppio dei primi moti carbonari in Italia, l’Austria decise di potenziare il sistema difensivo del Lombardo-Veneto affidandone il comando al maresciallo Radetzky.

L’imponente progetto di potenziamento del sistema difensivo veronese, iniziato nel 1830, continuò fino al 1866, anno in cui l’Austria in seguito alla Terza Guerra di Indipendenza cedette il Veneto all’Italia. I lavori furono influenzati dalle guerre di Indipendenza per cui si possono dividere in tre periodi.

Primo periodo dal 1830 al 1848

Furono sistemate completamente le piazze di Peschiera, Legnago e Mantova, mentre a Verona il progetto elaborato dal colonnello Von Scholl fu realizzato solo parzialmente.

  Secondo periodo dal 1848 al 1859

In seguito alle esperienze maturate durante la Prima Guerra di Indipendenza, il progetto del colonnello Von Scholl fu completato con l’aggiunta di altre opere (forti) all’esterno della cinta magistrale. Verona era stata scelta come piazza di deposito e a tale scopo furono costruiti tutta una serie di edifici logistici di supporto al ruolo che la città doveva svolgere.

  Terzo periodo dal 1859 al 1866

Con l’introduzione di artiglierie rigate, il sistema fortificato, sotto la direzione del Colonnello Tunkler, si estese ulteriormente aggiungendo una seconda linea di forti a protezione della piazza di Verona. Vennero fortificate inoltre le alture di Pastrengo con 4 forti, (“Degenfeld” o Piovezzano, “Benedeck” o Monte Bolega, “Nugent” o Poggio Pol, “Leopold” o Poggio Croce) ed aggiunti alla piazza di Mantova due forti (forte di Borgoforte e Motteggiana).

   

ARSENALE FRANZ JOSEPH I

  L’Arsenale costruito nella seconda fase di potenziamento della piazzaforte di Verona, fra il 1854 ed il 1861, rappresenta uno dei più significativi interventi edilizi del periodo austriaco. Il termine indica un insieme di edifici racchiusi entro una vastissima area rettangolare (mq 62.000) circondata da un alto muro con ai vertici quattro torrette di guardia, di cui una sola rimane. Esternamente il complesso si presenta simile ad un castello medievale.

La costruzione dell’imponente edificio fu decisa in località detta “Campagnola”, al centro dell’ansa dell’Adige, in asse con il ponte di Castelvecchio.

Nel suo insieme l’Arsenale è costituito da una serie di edifici separati (corpi di fabbrica) con diverse destinazioni d’uso: magazzini di deposito o laboratori. All’interno si trovava anche una piccola fonderia.

  Il progetto venne redatto  dalla Direzione del Genio Austriaco di Verona sotto la direzione di Conrad Petrasch e costruito dall’impresa veronese di Luigi Trezza. Il modello architettonico al quale gli architetti-ingegneri austriaci si ispirarono è da ricercarsi nell’arsenale austriaco costruito a Vienna qualche anno prima. Lo stile adottato viene comunemente indicato dagli storici dell’arte come Neoromanico Tedesco o dell’Arco Rotondo (Rundbogenstyl) e riflette gli ideali culturali del periodo in cui si andavano rivisitando i vari stili architettonici del medioevo.

Gli architetti-ingegneri austriaci si rivelarono attentissimi nel cogliere gli elementi caratterizzanti l’espressione artistica medievale in Verona, dimostrando una raffinata sensibilità.

Infatti secondo le indicazioni di Conrad Petrasch decisero di impiegare un paramento murario di tufo a listature orizzontali, già presente nelle grandi costruzioni medievali veronesi come S. Zeno o il Palazzo Comunale, inserendo così la costruzione nella tradizione stilistica del Medioevo veronese. Elementi medievalizzanti sono riscontrabili, oltre che nelle listature in tufo e in cotto, negli archetti pensili, nelle lesene, nelle bifore con ghiere in laterizio policrome. Questi elementi della tradizione locale sono legati insieme con elementi nuovi come i pilastri ottagonali di stile neogotico inglese. Naturalmente questo repertorio stilistico fu pensato, ricreato con fantasia e tradotto in tecnica architettonica. L’uso del tufo ad opus poligonale raggiunse effetti visivi di architettura impareggiabili in Verona.

  La stessa attenzione fu rivolta alla definizione e sistemazione degli spazi verdi sia all’interno che all’esterno dell’Arsenale, creando una struttura nella quale gli edifici erano separati l’uno dall’altro da ampi viali alberati.

A completare l’opera esternamente, nell’area oggi occupata da una vasca con fontana, era sistemata una piscina sede della scuola militare di nuoto.

   

PORTA FURA-CATENA-BLOCKHAUS AUSTRIACO

  L’articolato complesso difensivo fu realizzato dagli austriaci, sulle mura preesistenti, intorno al 1840. Essi provvidero a restaurare le vecchie mura comunali, quindi la cinta scaligera, rispettando sempre la tecnica costruttiva adottata in origine.

La porta austriaca fu inserita tra la porta comunale Fura e la scaligera Catena alla quale è ancora annessa una torre in mattoni livellata. L’unico elemento aggiunto alla struttura preesistente fu la casamatta (“blockhaus”) adoperando la moderna tecnica austriaca fatta di conci poligonali in pietra tufacea. La piccola casamatta è voltata all’interno, catramata all’esterno, riempita con un terrapieno e completata con un tetto a falde in pietra a prova di bomba e talmente spiovente per impedire al nemico lo scavalcamento.

  Siamo in una zona particolarmente importante dal punto di vista strategico, esposta a nord, vicino al fiume a rischio quindi di incursioni nemiche, appena all’interno della grande spianata, ecco quindi la ragione per la quale gli austriaci decisero un ulteriore potenziamento del sito. La casamatta fungeva inoltre da elemento di controllo additivo alla catena superiore dell’Adige.

Era quindi un elemento precauzionale di attacco-difesa entro le mura: chi riusciva a varcare la cortina in quel punto si trovava immediatamente in mezzo al fuoco d’artiglieria perché non faceva in tempo ad individuare la casamatta e mettersi al riparo.

Sulla riva sinistra, dalla parte opposta della città una seconda “blockhaus” faceva da pendant a questa.

La catena scaligera, tutt’oggi in piedi nel letto del fiume, impediva nottetempo l’ingresso in città di barche e zattere, la cui navigazione senza luce naturale diventava pericolosa. Inoltre alla catena avveniva anche un controllo fiscale delle merci con esazioni di pedaggio.

Il toponimo interessa anche porta Catena costruita dagli scaligeri, la quale nacque come accesso in città, non come carattere civile ma solo fiscale e militare. Essa permetteva inoltre una rapida uscita per gli addetti al controllo fiscale. Qui inoltre era possibile far passare gli eserciti in viaggio consentendo loro di accamparsi nei vicini Orti di Spagna.

  La caserma attigua al complesso fu costruita per le truppe della Serenissima. Non molti anni fa portava anche il nome di caserma Mussolini perché il duce vi svolse parte del servizio di leva; poi divenne Caserma VIII Bersaglieri, Caserma di Villasanta, Quarta Ora. L’edificio ha un grande valore storico essendo stato inizialmente eretto per le truppe venete del 1644. In seguito la caserma venne ingrandita. In un disegno del 1766 l’edificio si presenta già a tre piani disposti a ferro di cavallo e poteva ospitare circa 1500 soldati. Durante il periodo austriaco fu modificata con l’aggiunta del prospetto sull’Adige.

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