Le fortificazioni
austriache di Verona
L’Arsenale e Porta Fura-Catena-Blockhaus
Le fortificazioni austriache di Verona risalgono al periodo dal 1830 al 1866: vennero costruiti forti, porte fortificate, l’Arsenale, caserme ed edifici logistici, che in buona parte si possono oggi visitare.
L’imponente progetto di potenziamento del sistema difensivo veronese, iniziato nel 1830, continuò fino al 1866, anno in cui l’Austria in seguito alla Terza Guerra di Indipendenza cedette il Veneto all’Italia. I lavori furono influenzati dalle guerre di Indipendenza per cui si possono dividere in tre periodi.
Primo periodo dal 1830 al 1848
Furono sistemate completamente le piazze di Peschiera, Legnago e Mantova, mentre a Verona il progetto elaborato dal colonnello Von Scholl fu realizzato solo parzialmente.
In seguito alle esperienze maturate durante la Prima Guerra di Indipendenza, il progetto del colonnello Von Scholl fu completato con l’aggiunta di altre opere (forti) all’esterno della cinta magistrale. Verona era stata scelta come piazza di deposito e a tale scopo furono costruiti tutta una serie di edifici logistici di supporto al ruolo che la città doveva svolgere.
Con l’introduzione di artiglierie rigate, il sistema fortificato, sotto la direzione del Colonnello Tunkler, si estese ulteriormente aggiungendo una seconda linea di forti a protezione della piazza di Verona. Vennero fortificate inoltre le alture di Pastrengo con 4 forti, (“Degenfeld” o Piovezzano, “Benedeck” o Monte Bolega, “Nugent” o Poggio Pol, “Leopold” o Poggio Croce) ed aggiunti alla piazza di Mantova due forti (forte di Borgoforte e Motteggiana).
ARSENALE FRANZ JOSEPH I
La costruzione dell’imponente edificio fu decisa in località detta “Campagnola”, al centro dell’ansa dell’Adige, in asse con il ponte di Castelvecchio.
Nel suo insieme l’Arsenale è costituito da una serie di edifici separati (corpi di fabbrica) con diverse destinazioni d’uso: magazzini di deposito o laboratori. All’interno si trovava anche una piccola fonderia.
Gli architetti-ingegneri austriaci si rivelarono attentissimi nel cogliere gli elementi caratterizzanti l’espressione artistica medievale in Verona, dimostrando una raffinata sensibilità.
Infatti secondo le indicazioni di Conrad Petrasch decisero di impiegare un paramento murario di tufo a listature orizzontali, già presente nelle grandi costruzioni medievali veronesi come S. Zeno o il Palazzo Comunale, inserendo così la costruzione nella tradizione stilistica del Medioevo veronese. Elementi medievalizzanti sono riscontrabili, oltre che nelle listature in tufo e in cotto, negli archetti pensili, nelle lesene, nelle bifore con ghiere in laterizio policrome. Questi elementi della tradizione locale sono legati insieme con elementi nuovi come i pilastri ottagonali di stile neogotico inglese. Naturalmente questo repertorio stilistico fu pensato, ricreato con fantasia e tradotto in tecnica architettonica. L’uso del tufo ad opus poligonale raggiunse effetti visivi di architettura impareggiabili in Verona.
A completare l’opera esternamente, nell’area oggi occupata da una vasca con fontana, era sistemata una piscina sede della scuola militare di nuoto.
PORTA FURA-CATENA-BLOCKHAUS AUSTRIACO
La porta austriaca fu inserita tra la porta comunale Fura e la scaligera Catena alla quale è ancora annessa una torre in mattoni livellata. L’unico elemento aggiunto alla struttura preesistente fu la casamatta (“blockhaus”) adoperando la moderna tecnica austriaca fatta di conci poligonali in pietra tufacea. La piccola casamatta è voltata all’interno, catramata all’esterno, riempita con un terrapieno e completata con un tetto a falde in pietra a prova di bomba e talmente spiovente per impedire al nemico lo scavalcamento.
Era quindi un elemento precauzionale di attacco-difesa entro le mura: chi riusciva a varcare la cortina in quel punto si trovava immediatamente in mezzo al fuoco d’artiglieria perché non faceva in tempo ad individuare la casamatta e mettersi al riparo.
Sulla riva sinistra, dalla parte opposta della città una seconda “blockhaus” faceva da pendant a questa.
La catena scaligera, tutt’oggi in piedi nel letto del fiume, impediva nottetempo l’ingresso in città di barche e zattere, la cui navigazione senza luce naturale diventava pericolosa. Inoltre alla catena avveniva anche un controllo fiscale delle merci con esazioni di pedaggio.
Il toponimo interessa anche porta Catena costruita dagli scaligeri, la quale nacque come accesso in città, non come carattere civile ma solo fiscale e militare. Essa permetteva inoltre una rapida uscita per gli addetti al controllo fiscale. Qui inoltre era possibile far passare gli eserciti in viaggio consentendo loro di accamparsi nei vicini Orti di Spagna.