Centro minerario di Valle Imperina

Rivamonte Agordino (Belluno)

 

COSTRUZIONI di tipo minerario pre-industriale e industriale. Lo sfruttamento del centro minerario iniziò presumibilmente in epoca romana o preromana. Il primo documento certo è del 1483.

 

IL SITO: Il Centro è localizzato a circa 3 km da Agordo ed è incluso dentro i confini del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.

Si estende per circa 1 km lungo la Valle Imperina, alla confluenza del torrente omonimo con il torrente Cordevole, in un’area di particolare importanza ambientale.

Sono ancora individuabili questi manufatti: 16 fabbricati, 3 ingressi in sotterraneo, 2 sbocchi di gallerie di scolo acque, parte del sistema viario.

Si tratta dei resti di un antico complesso industriale che ha subito, nel corso dei secoli, continue trasformazioni conseguenti all’evoluzione dei metodi di estrazione e lavorazione della PIRITE CUPRIFERA.

Tra i manufatti più interessanti si evidenziano i resti di impianti di frantumazione, macinazione e lavaggio del minerale, l’imbocco delle gallerie Magni e Santa Barbara, la centrale idroelettrica, le scuderie e i magazzini.

La costruzione più significativa in assoluto è il fabbricato sede degli antichi forni per la fusione e raffinazione del rame caratterizzato da un imponente complesso realizzato in grossi blocchi di pietra squadrata con numerosi elementi strutturali arcuati.

Esso costituisce una sorta di museo di se stesso, con particolare pregevolezza riferita all’aspetto architettonico e a quello tecnologico.

Fabbricato ex magazzini ora ristrutturato ed adibito ad Ostello della Gioventù

È rimasto l’unico esempio in Italia e forse anche in Europa di impianto metallurgico relativo alla lavorazione del minerale di rame.

Altra costruzione interessante è il CARBONILE, da segnalare per le forme architettoniche, ma soprattutto per il collegamento con il sentiero dei carbonai lungo il quale avveniva il trasporto del prezioso combustibile indispensabile per la fusione.

   

La storia

 Il sito minerario, che si trova in corrispondenza dell’importante linea tettonica della Val Sugana, è stato probabilmente utilizzato in epoca romana e forse anche pre romana (età del bronzo) vista la presenza di importanti castellieri all’imbocco della Val Cordevole.

Il primo documento certo è del 1483: una relazione del cronista veneziano Marin Sanudo.

Con la Repubblica di Venezia (fino al 1797) divenne uno dei principali centri minerari d’Europa. Con fasi alterne, l’estrazione e la lavorazione continuò sotto il dominio austriaco e quindi italiano.

La Società Montecatini ha gestito il sito come proprietaria ed imprenditrice dal 1910 fino al 1962, anno della definitiva chiusura.

Il fondovalle del centro minerario a fine '800

Dei circa 240 dipendenti, tra minatori e impiegati, la maggior parte rimase senza lavoro, perché solo alcuni accettarono di trasferirsi in altri stabilimenti della Ditta Montecatini. Per l’economia dell’Agordino fu un durissimo colpo ma la forza e la volontà della popolazione di non scegliere la via dell’emigrazione, orientò il coraggio di alcuni nell’investire in altri settori come l’occhialeria. Nasce e si sviluppa così, proprio in quegli anni, la Luxottica, oggi leader mondiale nella produzione degli occhiali e punto di forza e di orgoglio dell’intera vallata agordina.

 

RECUPERO

È in atto, da qualche anno, con il concorso di numerosi Enti: l’Unione Europea, il Parco Nazionale, gli enti locali, lo Stato, la Sovrintendenza ai Monumenti e la Regione Veneto.

Si prevedono varie destinazioni sia museali, che culturali, amministrative, didattiche e ricettive (Ostello della Gioventù) suscettibili di creare una significativa valorizzazione del territorio con un notevole richiamo turistico.

 

 

Importanza architettonica, storica e sociale

 

Il Centro Minerario racchiude in sé cinque secoli di storia documentata. Non è solo un rilevante monumento di archeologia industriale, ma anche un’importante testimonianza di storia del lavoro, di storia socio-economica e di storia dell’architettura legata all’attività mineraria.

Dal punto di vista economico ha rappresentato, per molto tempo una fonte di reddito importante in un’economia di sopravvivenza.

L’Agordino viveva quasi esclusivamente della cosiddetta “busa” e dell’officina annessa. Gli operai, pur se miseramente retribuiti, vivevano situazioni ben più redditizie di quelle dei contadini-allevatori, avendo anche diritto alla pensione.

Per la Repubblica di Venezia è stato fonte di un prodotto strategico per il proprio arsenale.

Il Centro testimonia le condizioni di un lavoro duro, disagevole, pericoloso e mal pagato.

Dal punto di vista culturale ed antropologico il sito ed il territorio circostante richiamano nei toponimi, nei cognomi, nel lessico e nelle tradizioni popolari lo stretto contatto interetnico per la presenza consistente di maestranze tedesche.

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