Le “giassāre” della Lessinia ed il Museo Ergologico di Cerro

Cerro (Verona)

 

La produzione del ghiaccio č stata da sempre un’attivitā legata alle zone di montagna e costituiva un’integrazione al reddito per diversi nuclei familiari. A partire dal diciannovesimo secolo si assiste nella Lessinia centrale alla costruzione di nuove ghiacciaie soprattutto in prossimitā delle strade, per facilitare la comunicazione ed il trasporto del ghiaccio con il fondo valle. Prende avvio da quel momento la presenza delle ghiacciaie cosiddette “commerciali” che si differenziano dalle originarie ghiacciaie “di alta montagna” costruite parallelamente alle malghe in muratura, sostituendo i covoli naturali che in tempi molto antichi fungevano da “neviere”.

Giassāra di Prāole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le prime “giassāre” infatti servivano essenzialmente ad impedire l’alterazione del latte e per facilitare la trasformazione della panna in burro. Vicino ad ogni “giassāra” esisteva la pozza, che nella stagione estiva fungeva da abbeveratoio; il ghiaccio tagliato nella pozza, veniva immagazzinato nella “giassāra” facendolo passare attraverso l’unica apertura da cui veniva poi estratto durante l’estate.

Giassāra di Cavazze

 

 

 

 

 

 

 

Interno della giassāra

 

 

Le “giassāre di malga” avevano solitamente una forma a botte, mentre quelle commerciali si differenziavano per la forma “cilindrica”; la struttura circolare di questi edifici conferisce da sempre un aspetto particolarmente solenne, oltre a svolgere un’importante funzione statica.

Varia nella forma anche il tipo di copertura; la maggior parte delle “giassāre di malga” era ricoperta da lastroni di pietra aggettanti che formavano una falsa cupola sormontata da uno spesso strato di terra su cui cresceva la cotica erbosa, da cui le cosiddette ”giassāre ’ngeā”; le ghiacciaie commerciali invece erano ricoperte da una solida struttura in pietra ad uno o a due spioventi oppure con un cappello “a cančl” come avveniva per i fienili originari.

     

Nei disegni a sinistra vengono raffigurate le tre principali operazioni dei "giassarōi": lo stacco ai bordi della pozza del disco di ghiaccio (la barca o barcōn); la segatura dei blocchi col misurin o segōn; il trascinamento dei blocchi verso la "giassāra" col rampin da giasso.   A destra sono disegnati gli arnesi del "giassarōl": (in alto) la segųra, (al centro) il misurin e (in basso) il rampin.

(Tratto e ridotta da "La giassāra", ed.Curatorium Cimbricum Veronese, 1997).

 

 Quest’ultime perō, data la deperibilitā del materiale sono scomparse da tempo dal paesaggio lessinico.

Per ciō che riguarda la zona di Cerro secondo le testimonianze di “giassarōi” locali, risulta che sono state costruite ben 27 “giassāre”, un numero assai elevato se rapportato alla superficie complessiva del comune (poco pių di mille ettari) e che puō quindi vantare la pių alta densitā di depositi di ghiaccio dell’intera Lessinia.

Naturalmente, data la ridotta quota altimetrica del territorio comunale, si tratta di “giassāre commerciali” considerata anche la posizione interessata da un clima invernale sufficientemente rigido e nel contempo assai vicina alla cittā, cioč al luogo di vendita e consumo del ghiaccio.

 

Immagini dell'Ergomuseo "la giassāra" di Carcereri di Cerro:

 

 

 

 

 

 

 

Apertura di carico 

 

 

            Tetto a due spioventi

 

 

 

 

 

 

Portico davanti alla giassāra

 

Č a partire dall’inizio del Novecento che in base ai nuovi catasti aggiornati, la produzione di ghiaccio nelle zone pių basse della Lessinia trova il suo massimo incremento; nella zona di Cerro infatti si passa repentinamente dalle originarie 4 alle 27 ghiacciaie con pių di venti famiglie interessate al commercio del ghiaccio.

Il carico della"giassāra" 

(Tratto e modificato da "Quando il freddo era una risorsa" Ed.Scaligere, 1990).

 

La “fabbrica del freddo naturale” anche se ha saputo inserirsi nell’attivitā agro-silvo-pastotale, č rimasta perō pur sempre un’appendice dell’economia contadina, integrando il modesto reddito principale determinato dall’allevamento e dall’agricoltura.

Diverse delle numerose “giassāre” che coprivano il territorio di Cerro sono ora scomparse, altre in stato di abbandono, altre ancora resistono all’incuria e all’inclemenza del tempo, testimonianze ancora vive di un’attivitā legata alla storia del territorio ed alla sapienza costruttiva che si riflette in maniera eloquente in tutta l’architettura lessinica.

Proprio a tal proposito e nell’intento di non disperdere queste testimonianze č stato istituito il piccolo Museo Ergologico della lavorazione del ghiaccio nella suggestiva “giassāra” dei Carcereri che č stata rispettosamente restaurata e sottratta alla dimenticanza, riconferendo dignitā di documento di una societā “paleotecnica” che non merita di essere dimenticata.

 

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