Chiesa di San Gottardo (BL)

San Gottardo (frazione di Sospirolo - BL), 412 metri s.l.m.

 

La chiesa-santuario di S. Gottardo si trova nel piccolo borgo omonimo, sito nel territorio comunale di Sospirolo. Nonostante la posizione decentrata, il luogo di culto è facilmente raggiungibile: da Belluno si prende la strada per Agordo e, giunti in località Mas, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Sospirolo; appena oltrepassato il ponte sul torrente Cordevole, si deve girare a destra imboccando la strada per Vedana e Mis e, dopo un breve tratto, ci si inoltra ancora a destra, prestando attenzione ai cartelli indicatori per San Gottardo.

 

 

Cenni storico-artistico-architettonici

sul Santuario

 

È probabile che la chiesa di San Gottardo possa essere sorta intorno alla metà del XV secolo, contemporaneamente all’arrivo dei Certosini nel vicino convento di Vedana, tuttavia non è da escludere l’ipotesi che, precedentemente, esistesse una piccola cappella, anche se la sua presenza non risulta documentata. La chiesa consta di un’unica navata alta, spaziosa e coperta da una volta a botte a sesto ribassato; molto interessante anche lo snello campanile con cupola a bulbo. L’altare maggiore, ricchissimo di decorazioni, reca una pala di Francesco Frigimelica “il Vecchio” (ca. 1570-dopo 1646), raffigurante la Vergine Assunta con i Santi Bruno e Gottardo. Lo stesso artista ha dipinto la tela dell’altare di destra, ancora con la rappresentazione di San Bruno e San Gottardo. Sull’altare di sinistra è inserita una pala (opera dello stesso Frigimelica), che raffigura San Salvatore; sullo sfondo si vede un luminoso paesaggio, nel quale sono riconoscibili il lago di Vedana ed il Monte Peròn. Molto interessante è anche la quattrocentesca tempera su tavola (probabilmente un ex-voto) incastonata nel tabernacolo dell’altar maggiore; l’opera attribuita a Jacobello del Fiore, o alla sua bottega, rappresenta San Gottardo con i piedi deformati a causa del lungo cammino trascorso in penitenza.

 

 

Cenni storici sull’origine della devozione

 

San Gottardo nacque in Baviera nell’anno 960, dopo aver percorso vari gradi della carriera episcopale, si fece monaco, venendo successivamente nominato vescovo di Hildesheim, dove morì nel 1038. Le notizie sulla sua santità si sparsero già subito dopo la morte ed il culto trovò rapida diffusione nel territorio germanico, ma anche in aree più lontane, come la VaI Belluna. Furono soprattutto i mercanti, di cui era patrono, a veicolarne la fama durante i loro viaggi d’affari; è significativa, a tal proposito, la presenza di molti edifici sacri a lui dedicati lungo le strade e i valichi alpini più trafficati. San Gottardo, a causa delle infermità sofferte in vita, era invocato soprattutto per la salute degli arti inferiori ed era considerato anche patrono degli storpi e dei muti. La tradizione popolare bellunese ha spesso confuso la sua figura con quella di San Salvatore, uno dei primi vescovi di Belluno, rendendoli protagonisti dei medesimi episodi. Entrambi, infatti, avrebbero dimorato nei boschi e nelle grotte del Monte Peròn (posto ad oriente del borgo di San Gottardo), percorrendo in ginocchio, per penitenza, un sentiero a mezza costa della cima, il quale santificato, per così dire, dal quotidiano sacrificio è costantemente transitabile, pur essendo situato in un pendio franoso e ghiaioso. La tradizione popolare rammenta un altro episodio comune ai due Santi, in occasione della morte: la salma doveva essere sepolta sull’altra riva del Cordevole, ma le acque impetuose ne impedivano il traghettamento, finché miracolosamente il flusso si arrestò, creando un varco utile al passaggio del feretro. È assai probabile che al culto antichissimo per San Salvatore, si sia sovrapposta. in epoca più recente, la devozione nei riguardi di San Gottardo, creando i presupposti per una fusione, a livello della tradizione religiosa locale, delle due figure. D’altronde, anche attualmente, nel santuario è collocato un altare dedicato a San Salvatore.

 

 

Il culto di San Gottardo ed elementi rituali

 

Nel Bellunese, i primi eventi miracolosi, attribuiti all’intercessione di San Gottardo, vengono ricordati a partire dal XVIII secolo, il suo culto conobbe rapidamente un’ampia diffusione, tanto da portare ben presto all’organizzazione di veri e propri pellegrinaggi, che avvenivano nei Venerdì del mese di marzo e in occasione della ricorrenza liturgica del Santo (5 maggio). Questa tradizione continua, seppur in misura molto minore, anche al giorno d’oggi. Già nei secoli XVI e XVII, la fama del Santo era ampiamente diffusa, soprattutto presso i lavoratori delle miniere di Valle Imperina, nel vicino Canale d’Agordo, molti dei quali erano di origine germanica. A tal proposito, si racconta che, nel 1618, il lecchese Francesco Crotta, proprietario delle miniere, fece rivestire col rame estratto dai giacimenti il tetto della chiesa e del campanile, per onorare San Gottardo, grazie al cui intervento aveva scoperto un nuovo e ricco filone, dopo tre anni di ricerche infruttuose. La pratica devozionale prevedeva che i fedeli, una volta arrivati nel santuario, recitassero una preghiera propiziatoria e poi si rivolgessero al Santo chiedendogli una grazia. Le guarigioni attribuite al suo intervento sono ancora oggi testimoniate dalla quarantina di grucce appese alla parete settentrionale dell’abside. Secondo un’antica usanza, il fedele afflitto da infermità prendeva un paio di stampelle lasciate da un precedente miracolato e con queste ritornava a casa, riportandole nuovamente nella chiesa, a grazia ricevuta.

 

 

 

 

Informazioni

 

Per accedere alla chiesa di San Gottardo, non sempre aperta, è necessario rivolgersi preventivamente al parroco di Mas-Peròn

(% 0437/87107).

 

I dintorni del Santuario

 

La chiesa di San Gottardo è situata proprio sul limitare del territorio compreso nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, che offre ampie possibilità di praticare diversi sport (windsurf sul vicino Lago del Mis e alpinismo), oltre che escursioni naturalistiche alla portata di tutti. Fuori dal territorio protetto del Parco, ma molto vicine a San Gottardo, si trovano altre aree di rilevante interesse ambientale come le “Masiere” (alle quali si farà riferimento nella parte riservata all’Itinerario di visita) ed il minuscolo lago di Vedana.

 

 

 

ITINERARIO DI VISITA A SAN GOTTARDO

Tra leggende e fede religiosa

lungo le rive del torrente Cordevole

 

 

Percorso: Mas (375 m), Casate (417 m), S. Gottardo (412 m), Lago di Vedana (377 m), Mas (375 m).

 

Dislivello: 200 metri circa, tra salite e discese. Tempo di percorrenza: 1,30-1,45 ora, circa.

 

Difficoltà: Il percorso non presenta difficoltà di alcun genere.

 

Luogo di partenza: Mas è una frazione del comune di Sedico, situata a 8 chilometri da Belluno, lungo la strada per Agordo e le località turistiche del comprensorio agordino. Prima di intraprendere l’itinerario. si consiglia di lasciare l’auto, o altri mezzi di trasporto, all’inizio dì via Val Fontana, la penultima laterale a destra (per chi proviene da Belluno), lungo la direttrice principale del paese.

 

Itinerario: Si tratta di un percorso ad anello, che si sviluppa sulle due rive del Cordevole. L’itinerario comincia da via Val Fontana; dopo aver oltrepassato le ultime case di Mas, sulla sinistra si scorgono le tracce di alcuni muretti a secco, spesso nascosti da rigogliose siepi di nocciolo. Qua e là affiorano dal terreno alcuni massi, talora imponenti, che costituiranno un elemento caratteristico nel proseguo del cammino. La strada, in discreta salita, conduce ad un bivio, dove si svolta a sinistra (via Giovanni De Min). Continuando ancora in salita, si può ammirare, nella stagione primaverile, la ricca flora del sottobosco (bucaneve, anemoni, violette), che ammanta il pendio a destra, più esposto al sole. Si arriva così ad una piccola sella (Passo Cervo, altitudine 430 m circa), da dove si gode una magnifica vista sui ghiaioni del monte Peròn (m 1486). originati da una ampia frana che portò al crollo e allo sgretolamento del versante meridionale della cima. Subito dopo la sella, si nota, sulla destra, un sacello preceduto da un piccolo protiro; si tratta del tempietto dedicato alla “Madonna del Sonno”, edificato nel XVIII secolo.

Secondo la tradizione locale, un nobile bellunese, sofferente d’insonnia, si rivolse alla Vergine, perché lo liberasse da questa fastidiosa malattia; l’intervento mariano non tardò a manifestarsi, l’uomo guarì e, per ringraziare la Madonna, fece costruire in suo onore il sacello, attualmente visibile.

 

Il cammino prosegue lungo la strada in discesa (località Casate), che consente una bella visuale sulla chiesa di San Gottardo e la Certosa dl Vedana, alle cui spalle si staglia il gruppo dei Monti del Sole. Giunti ad un bivio, si procede verso destra, costeggiando da vicino i ghiaioni del Monte Peròn, punteggiati frequentemente da massi di grandi dimensioni, caduti in seguito alla frana. Uno di questi, a forma di arco, avrebbe costituito il luogo di penitenza di San Salvatore (o San Gottardo); il masso in questione è chiamato anche al giorno d’oggi “sass de San Salvador”  (sasso di San Salvatore). Proseguendo lungo il cammino, si superano alcune case del nucleo abitato di Peròn (frazione di Sedico) e si arriva al bivio con la strada principale per Agordo. Ci si inoltra a destra, proprio lungo quest’ultimo asse viario e lo si percorre per un breve tratto. Superata una grande curva, s’imbocca il viottolo che si diparte a sinistra, subito dopo una casetta; qui si può sostare e guardare oltre la strada per Agordo: accanto ad un enorme masso si addossano alcune vecchie case e la secentesca chiesetta dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, edificata sul luogo di un precedente edificio sacro, annesso ad un piccolo ricovero dipendente dalla Certosa di Vedana. Continuando lungo il viottolo si arriva subito all’imbocco della passerella sul Cordevole; prima di accedervi si noti, sulla roccia a destra. la lapide che ricorda eventi tragici della guerra di Resistenza. La passerella fu costruita sul luogo dove un tempo c’era un ponticello, o, quanto meno, un guado del Cordevole; giunti sull’altra riva del torrente, si prende il sentiero sulla destra, non prima di aver ammirato, sullo sfondo, la bianca mole della chiesa di San Gottardo. in breve si perviene al luogo di culto e al borgo omonimo, dove si può notare, su un lato della piccola piazza, la presenza di un vecchio edificio dalla caratteristica architettura. Dopo la visita alla chiesa, si comincia il tragitto di ritorno, prendendo la strada asfaltata, che si diparte in uscita dal paese, accanto all’edificio sacro. Il percorso costeggia il muro di cinta della Certosa di Vedana (si veda la scheda storico-artistica) e conduce ad un bivio, da dove si prosegue verso destra. La strada, in leggera ascesa, passa davanti al viale d’ingresso della certosa e poi comincia a scendere per un breve tratto. Qui si può vedere, in basso a sinistra, il minuscolo lago di Vedana, di origine glaciale, mentre sulla destra appare una parete rocciosa di scaglia rossa, suddivisa in vari strati paralleli tra loro e ortogonali al piano viario. Giunti al bivio, al termine della discesa, si piega a sinistra, verso la località di Torbe; chi desidera osservare da vicino il lago e la sua flora (in particolare le splendide ninfee bianche), deve prendere una delle stradine che si dipartono a sinistra, lungo il rettilineo. Riprendendo il cammino del ritorno, la strada, subito prima del centro abitato dì Torbe, compie una stretta curva ad "esse" in discesa; all’altezza della seconda svolta si abbandona il tragitto principale e ci si inoltra sulla sinistra, lungo un sentiero prativo, che, in breve, conduce ad un’area a bosco rado, punteggiata sempre più frequentemente da massi enormi affioranti dal terreno. La zona, chiamata “Masiere”, presenta un paesaggio che si fa via via più brullo, ricordando per molti aspetti il Carso: volendo si può svoltare a destra all’altezza di un grande sasso e compiere una brevissima deviazione, per visitare meglio questo ambiente particolare: si avrà così l’opportunità di vedere l’alternanza di pendici pietrose coperte solo da arbusti e piccole depressioni chiuse, circondate dai soliti grandi massi.

 

L’ipotesi più accettata per spiegare la presenza di questi ultimi, fa riferimento all’ultima glaciazione: gran parte delle rocce precipitate dal Monte Peròn terminarono la loro corsa sul fronte di un ghiacciaio che scendeva lungo la val Cordevole. Nel suo lento movimento, la lingua di ghiaccio trasportò anche i massi e li disperse in un’ampia zona, ben oltre il piede del Monte Peròn. La tradizione popolare ha però fornito un’altra spiegazione alla loro presenza: in questa zona prosperava una florida città, chiamata Cornia, i suoi abitanti erano avari e facevano cattivo uso delle ricchezze di cui disponevano. Un giorno, capitarono in città Gesù e San Pietro, chiedendo ospitalità, ma tutti chiusero loro la porta in faccia, tranne una povera vedova che non aveva nemmeno il necessario per sfamare i giovani figli. Allora, per punire la malvagità dei cittadini, Cristo fece percuotere le rocce dei monti vicini ad uno dei figli della vedova e le fece rotolare su Cornia seppellendola per sempre assieme ai suoi abitanti. L’unica persona a salvarsi, insieme alla sua famiglia, fu la donna che aveva ospitato Gesù e San Pietro. Ancora oggi c’è chi favoleggia di immensi tesori, nascosti sotto i massi più grandi.

 

Ritornati al sentiero principale, dopo un breve percorso si sbuca su una strada asfaltata, si svolta a destra e, al successivo bivio. ancora nella medesima direzione. Superata una cava sulla destra, la strada consente di godere, al di là del Cordevole, una bella visuale sulla chiesetta di Sant’Antonio da Padova, costruita su uno sperone roccioso che incombe sul torrente. In fondo ad una breve discesa, si scorge un ponte, lo si attraversa e ci si trova subito a Mas, luogo di partenza.

 

 

La Certosa di Vedana

 

La Certosa dì Vedana è un complesso monastico appartenente all’ordine dei monaci Certosini, fondato da San Bruno di Colonia nel 1084. Sul sito dell’attuale convento, è testimoniata, fin dal XII secolo, la presenza di un ospizio, dotato di una chiesa dedicata a San Marco, che offriva ricovero ai viandanti e ai pellegrini, i quali percorrevano la selvaggia valle del Cordevole. L’ospizio di Vedana, così come quelli vicini di San Gottardo, Peròn, Candaten e Agre, era di proprietà del Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Belluno, che ne aveva affidato la gestione a confraternite laiche, riservandosi, però, il diritto di nominare il priore. Il progressivo decadimento economico dell’ospizio, così come il deterioramento morale e spirituale delle confraternita, indussero il Capitolo, nel 1456, a cedere Vedana ai monaci Certosini. I lavori di costruzione del nuovo monastero e della chiesa si protrassero a lungo, fra mille difficoltà, nei secoli XVI e XVII, forse con alcuni interventi di Andrea Palladio (presente a Belluno nel 1579); altri restauri furono eseguiti nel 700, in seguito ad un furioso incendio divampato nel 1695. Nel 1769, per decreto della Serenissima, i Certosini furono allontanati ed il monastero finì in mano di privati che lo trasformarono in fattoria. Dopo diversi passaggi dì proprietà, nel 1882 il complesso ritornò ai Certosini, i quali vi rimasero fino al 1977, allorché vennero sostituiti da un gruppo di monache dello stesso ordine. Il monastero di Vedana non è visitabile, in quanto luogo di clausura.

 

 

Curiosità naturalistica

 

Ninfea bianca (Nymphaea alba): È una delle circa 30 specie che appartengono alla famiglia delle Ninfeacee; si tratta di piante acquatiche, con radici fissate sui fondali fangosi, da dove si sviluppa il fusto che però non emerge in superficie. Le foglie, ampie e di forma tondeggiante e piatta, sono generalmente distese sull’acqua. La ninfea bianca è così chiamata dal colore dei suoi fiori, che persistono a lungo, aprendosi, però, solamente nelle giornate serene. Questa varietà della famiglia delle Ninfeacee trova ottima ambientazione nelle zone a clima temperato, in acque ferme, o a lento decorso, dai litorali marini fino ai rilievi, non oltre gli 800-900 metri d’altitudine. La ninfea bianca è conosciuta anche coi nomi di “giglio d’acqua” e “carfano”.

 

 

 

Per approfondire

Scheda di osservazione

 

 1 -            Secondo la tradizione bellunese dove avrebbe dimorato San Gottardo?

 2 -      Quale altro Santo vescovo è particolarmente venerato nella chiesa di San Gottardo?

 3 -      Quali oggetti hanno lasciato i miracolati nel santuario?

 4 -      Disegna la figura di San Gottardo effigiata nella piccola tempera incastonata nell’altare maggiore?

 5 -      Chi e per quale motivo fece rivestire di rame il tetto della chiesa di San Gottardo e del campanile?

 6 -      Che cos’è una certosa?

 7 -      Fai uno schizzo della Certosa di Vedana.

 8 -      Quale particolare specie vegetale fiorisce nel lago di Vedana? Descrivine le caratteristiche.

 9 -      Quale fenomeno è all’origine della presenza dei giganteschi massi nella zona di Vedana?

10 -     Fai un disegno del brullo territorio delle “Masiere”.

 

Cattedrale e altri santuari della Diocesi di Belluno-Feltre

 

Santuario dei Santi Vittore e Corona - Feltre

32032 Feltre (BL) - Tel. 0439/2115

 

Santuario “Santa Maria delle Grazie”

32023 Caprile (BL) - Tel. 0437/523339

 

Santuario “Maria Immacolata”

32010 Nevegal - Col di Cugnan (BL) - Tel. e fax 0437/907060

 

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