Le mura cinquecentesche di Padova

 

 

 

ITINERARIO 3

 Da Porta S. Croce al bastione Ghirlanda attraverso il Giardino Alicorno

 

  Percorso

  L’itinerario si snoda lungo il tratto sud-ovest della cerchia muraria, dalla Porta S. Croce (poco discosta dal Piazzale omonimo e strettamente connessa al relativo baluardo), al giardino Alicorno ricavato sull’omonimo bastione, e prosegue sulla sommità percorribile di un lungo tratto di mura fino al bastione Ghirlanda.

  La Porta S. Croce, assieme alla Porta Pontecorvo, è una delle prime costruite nella cortina muraria cinquecentesca. È l’anno 1517, come recita l’iscrizione che corre sull’architrave esterna: IULIANUS GRADONICO – M D X V II, ricordando il nome del capitano dell’epoca a Padova, Giuliano Gradenigo. Generale delle milizie della Repubblica è in quel momento il futuro doge Andrea Gritti.

Su tutte due le facciate compare la scritta SANCTE CRUCIS.

La costruzione fu completata nel 1518, forse su disegno dell’architetto Sebastiano da Lugano che aveva, nel 1513, affiancato Bartolomeo D’Alviano nella progettazione dell’intera cerchia muraria.

L’apparato decorativo della porta contiene una fitta simbologia religiosa: la facciata interna alla città presenta due nicchie ai lati del foro centrale, nelle quali campeggiano le statue di S. Prosdocimo e S. Gerolamo.

Sui muri perimetrali dell’androne centrale sono affrescate le figure dei quattro Santi patroni di Padova: S. Giustina, S. Antonio, S. Daniele, S. Prosdocimo.

Tutta la porta è stata recentemente restaurata con pulitura degli affreschi.

La porta è arricchita da decorazioni architettoniche di marmo bianco e pietra d’Istria. Agli spigoli della costruzione si distinguono per il materiale (trachite) due lesene ionico - corinzie di ordine gigante; ai lati dell’arco centrale due coppie di lesene reggono la trabeazione, tra le colonne ci sono due porticine classicheggianti sormontate da due finestre murate. Le strombature nel sottotetto hanno funzione militare. L’ampio androne è coperto da una volta a botte.

Sulla facciata esterna si notano le lunghe feritoie dove scorrevano le catene del ponte levatoio. Tra le feritoie, una lapide ricorda l’entrata in “Padova libera e italiana” di Vittorio Emanuele II, il 1° agosto 1866.

Il tratto di mura qui è ancora integro e la porta conserva la funzione di passaggio per valicarle.

  Guardando la Porta dal lato esterno, subito a ridosso, sulla destra, si allarga l’imponente bastione di S. Croce, di forma poligonale, con ampi spazi interni, costruito nel 1539 da Michele Sanmicheli. Si notano le bocche da cannone delle cannoniere interne. Non si riconosce più il leone in pietra d’Istria che ornava il bastione (leoni e stemmi erano sempre presenti sulle mura veneziane). Fu scalpellato nel 1797 dai giacobini della città, su ordine dei Francesi.

Sulla sommità del baluardo sorge una delle tre scuole all’aperto costruite sui bastioni delle mura nei primi anni del Novecento, la Scuola Elementare Camillo Aita (1908), intitolata all’illustre benefattore che alla sua morte lasciò quanto possedeva al Ricreatorio Raggio di Sole “per la redenzione dei fanciulli deboli e malati”. Oggi l’edificio ospita la ludoteca Ambarabà del Comune.

Sulla sinistra continua il tratto di mura cinquecentesco, che collega il bastione S. Croce con il bastione Alicorno. Il “cavaliere”, cioè la sopraelevazione muraria, opera del Sanmicheli (1557) è l’ultimo intervento sulla cerchia difensiva padovana, la cui costruzione, attraverso varie fasi, durava dal 1513.

 Muovendosi verso ovest le mura sono visibili a tratti, all’interno dei giardini delle case costruite a ridosso del vallo, in particolare dell’alto edificio costruito nei primi del Novecento nel programma di edilizia popolare dell’epoca.

Già nel medioevo qui esisteva una porta di S. Croce che chiudeva il borgo. Nel 1376 Francesco da Carrara la muniva di una torre esagonale, che rimase in piedi fino alla metà del ’700. Nel Cinquecento la vecchia porta veniva abbattuta e ricostruita, come abbiamo visto, più a est, evitando, per ragioni strategiche, l’allineamento con assi viari importanti.

In questo tratto di muro furono aperte fin dal 1885 delle brecce, dove ora passano le vie Giordano Bruno e Felice Cavallotti (vedi piantina), e fu collocata la barriera daziaria.

  Tra le due vie ci si affaccia su un tratto scoperto del canale Alicorno, proveniente dal Bacchiglione in prossimità del bastione omonimo, e si vede ancora, per quanto ridotto, il tracciato delle mura. (Il canale Alicorno prosegue poi per via 58° Fanteria, alimenta la canaletta di Prato della Valle, irriga l’Orto Botanico, prosegue fino ai giardini Treves, scompare sotto l’Ospedale e ricompare col nome di Canale S. Massimo in via Cornaro).

 Subito al di là di via Cavallotti, accanto all’edificio dell’ex ONMI, attraverso una lieve rampa, si entra nei giardini Alicorno e con bella passeggiata si sale alla sommità del bastione omonimo.

La storia e la forma di questo bastione meritano qualche cenno. Costruito probabilmente ancora in epoca medievale a scopi difensivi e di controllo in una delle zone portuali di Padova, già nel corso del ’400 viene ricordato come “torrione Liocorno” negli atti della Repubblica di Venezia per miglioramenti e adattamenti. Nel 1509 fu ricostruito in forme moderne, ma in materiali provvisori (terrapieno e legname), da fra’ Giocondo sotto la spinta dell’imminente attacco di Massimiliano, e poi terminato in muro da Sebastiano da Lugano intorno al 1517.

Nel 1586 viene costruita la chiusa di regolamentazione dell’ingresso delle acque del canale Alicorno in città. La chiusa si vede ancor oggi, per quanto il fabbricato che la contiene sia purtroppo fatiscente e bisognoso di restauro.

Infatti, se si entra attraverso il passaggio accanto all’ex ONMI e si costeggiano le mura dal basso fino a raggiungere il “piede” del bastione,  ,si vede a sinistra la chiusa, mentre al di qua e al di là della sporgenza del bastione si vedono gli edifici della Scuola materna Madonna di Lourdes, sorti sulla golena tra canale Alicorno e Bacchiglione.

L’interno del bastione si articola in varie sale-piazzeforti, su due piani, con scale di collegamento. Luce e aria all’interno sono garantite dalla presenza di due larghe aperture sulla sommità.

I locali interni sono sfruttati durante la stagione estiva per concerti e spettacoli.

Il giardino Alicorno, sulla sommità del bastione, è quanto resta del ben più ampio parco della villa Trieste, realizzato su probabile progetto di Giuseppe Jappelli. Ricco di alberi pregiati quali magnolie e cedri del Libano, era abbellito da un laghetto. Il proprietario Maso Trieste, fondatore della Banca Popolare di Padova, consentì che l’Osservatorio astronomico nel 1842, in occasione del IV congresso di Astronomia, ponesse qui un cippo a forma di obelisco, visibile tuttora, per indicare il meridiano di Padova.

Nel 1922 una parte del parco venne espropriata e lottizzata. La villa Trieste venne abbattuta e con trentamila metri quadri edificabili venne completata Città-giardino.

Proseguendo sulla sommità del tratto di mura sud si raggiunge il piccolo bastione Ghirlanda, fatto costruire nel 1523 per interrompere con una postazione cannoniera, la cortina muraria, qui troppo sguarnita.

Ora sulla sua sommità si erge un cerchio di colonne mozzate: è il monumento eretto a ricordo dei caduti e dispersi in Russia durante la  II guerra mondiale.

A pochi passi si trova l’entrata di un giardino pubblico che sfrutta l’area golenale del Bacchiglione, ai piedi delle mura; è intitolato a Giorgio Perlasca, cittadino padovano benemerito, elencato tra i “giusti” di Gerusalemme per aver salvato la vita di centinaia di ebrei durante la persecuzione nazista in Ungheria nel 1943-44.

Informazioni utili

 Per gli ingressi ai bastioni Santa Giustina, Alicorno e Impossibile chiedere al Comitato mura, via Raggio di Sole 1, Padova.

Orari dei giardini pubblici: invernale 10-16; estivo 9-18.

Il giardino della Rotonda normalmente è aperto soltanto fino a mezzogiorno.

La Porta S. Croce rimane chiusa dalle 18 alle 7 del mattino.

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